martedì 21 gennaio 2014

Vado via per restare

Caro destinatario,
tu cosa faresti se si potesse andar via senza più tornare? Io non lo so, eppure sento sempre quelli che dicono di voler partire, di voler andare e andare via lontano. Ma andare dove? E le valigie le hanno già pronte? E cosa ci hanno messo dentro? Perché sai, per dire una cosa del genere o sogni o hai i piedi per terra e un biglietto in mano, che sia per 10 o per 1000 chilometri. Il più delle volte proprio chi dice di voler partire è il primo che resta a casa per una strana forza attrattiva che ti tiene legato al suolo che ti ha visto crescere. Se si potesse non tornare.. a me fa paura. Cosa farei io se potessi farlo? Se fossi negli anni Trenta o Quaranta del secolo scorso, forse avrei fatto quello che già fecero i miei nonni, avrei raggiunto la Germania, la Svizzera, luoghi che un tempo avrebbero potuto darti un lavoro pur non essendo figlio di. E che forse lo fanno tutt’oggi. Se fossi nata in quegl’anni, oggi sarei qui a raccontare di quanto mi avesse fatto bene l’aria diversa, forse con un pizzico di malinconia. Ma se dovessi partire oggi, sarebbe lo stesso? Il cuore, l’animo, sarebbe probabilmente in fibrillazione come prima di ogni partenza, ma per un giovane che decide di andare via le frontiere sembrano muri invalicabili, come se non ci fosse neanche il modo per spingersi oltre. La situazione che un giovane ventenne si trova davanti è, di fondo, già la paura che s’insinua nella mente di fallire, così nemmeno si tenta. Andare via vuol dire lasciare qua tutto quello che si è creato finora, ricominciare da capo con l’incertezza di quel che arriverà (o non arriverà). Per un giovane che studia e che magari ha trovato un lavoro che riesce ad occuparlo part time, partire non riesce ad essere la soluzione, anche se la speranza non muore; partire dovrebbe significare che vado via per stare meglio quindi, qualunque sia la meta, oggi come oggi io preferisco restare e forse sono tra quelli che comunque restando può dire di star bene.

Mi dispiace tanto pensare che le stesse persone che confidano nel fatto che i giovani sono il futuro sbarrino loro la strada per costruirlo; è come se il dottore ti diagnostica un male ma nessuno vuole curartelo, nonostante tu voglia guarire. Ovviamente è solo una similitudine, nella realtà (spero) non si dovrebbero avere casi del genere; il concetto, comunque sia, resta quello. E poi ci sentiamo dire che siamo choosy, che noi i lavori manuali li disdegniamo, che pretendiamo, ci lamentiamo e non concludiamo. Facile parlare.
In uno scenario come questo è facile dire di voler partire ma nessuno lo fa mai. Meglio vivere con l’amore di casa piuttosto che con l’angustia solitudine. Eppure io un giorno partirò e affronterò tutte le paure, le incertezze e quei muri invalicabili. In questo presente incerto è giusto buttare propositi e sogni sicuri per il futuro perché più siamo convinti, più possibilità di realizzazione si hanno. Quindi conservate quel desiderio di partire, di andare lontano. Conservatelo nella vostra mente, nel vostro cuore, nel vostro salvadanaio se vogliamo: sarà la spinta che, restando a casa, vi porterà lontano.

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