sabato 18 gennaio 2014

Tu non rispondi mai al telefono - cronaca da un Call Center

Caro destinatario, 
accade spesso che chi mi chieda come sta andando il lavoro si senta rispondere “tutto ok, ma è stancante” e sai cosa sento in replica? Una risata. Dei del cielo, come mi fa imbestialire la cosa! Ma che ti ridi? Non è mica semplice, e non sono neanche veritieri quanti millantano la semplicità che caratterizza il lavoro degli operatori di Call Center. A dire il vero, tra quegli individui che decantano tutto ciò, c’ero anche io ma ovviamente, da fuori, tutto appare più elementare: otto ore (sei se proprio non vuoi fare nulla) seduto su una sedia, al caldo o al fresco a seconda che sia dicembre o agosto, con una cuffia in testa e le macchinette a due passi. Se fai bingo, capita pure che ci sia il bar con le focaccine calde. E invece no! Quello che gli altri non vedono (o non sentono) rasenta quasi la pazzia. Ti alzi presto la mattina nel migliore dei casi, con la stessa musichetta odiosa della sveglia nelle orecchie; nel peggiore dei casi il tuo turno comincia alle 17.27 e finisce alle 23.42, quando la gente si è appena messa sotto le coperte e comincia a correre per casa perché il telefono squilla e immaginano che chissà quale parente sia morto o sia scappato di casa. Se poi chiami alle nove di mattina, le persone hanno così la bocca impastata dal sonno che riescono a spifferare al massimo un “bb m bbbssa”, e a quel punto capisci che non è cosa. All’ora di pranzo neanche a pagarle, ti parlano col cibo in bocca o con quaranta pentole a pressione sul fuoco che sembra stiano preparando il pranzo per un intero reggimento. E le nonne e le mamme che devono correre a prendere i bambini da scuola già alle undici di mattina, per paura che per l’una non riescano ad arrivare, ah, quello è il colmo.

- Pronto signora la chiamo da X per proporle Y. Ce l’ha in casa?
- E i fatti suoi quali sono?
Certo, caro cliente, perché io mi sono alzata questa mattina dal letto per sapere i suoi fatti, per consigliarle il giusto colore della cravatta o la borsa da abbinare. E di quelli che sono in riunione tutto il giorno, tutti capi d’azienda, e poi ci chiediamo dove sia la crisi. Il peggio capita quando incontri mariti che si fanno sottomettere dalle moglie e come cani bastonati dicono “ne ho parlato con mia moglie e.. non vuole”: ma insomma, signor Rossi, ma quanti anni ha? Mica la sua mogliettina è sua madre e lei ha quindici anni che le impedisce di star fuori fino alle undici di sera! Ma insomma, esca le palle, o la carta di credito che è meglio, e mi faccia questo contratto! Mica le faccio le moine per provarci con lei sa?
E lei, cara moglie, se le chiedo quale gestore telefonico ha e mi risponde che non lo sa perché se ne occupa suo marito, mica crede che me la dia a bere! Mi vuole far credere che le arrivino le bollette e le paga ad occhi chiusi? Non tanto per me, che alla fine se lei paga 200€ di bolletta e non vuole risparmiare io ci campo comunque, ma almeno evita di fare la figura della stolta. E cari genitori, non fate rispondere ai vostri bambini che non è proprio una cosa bella. Meno male che poi, tra una chiamata e l’altra, il tempo che non passa, arriva qualche romano o napoletano che qualche risata te la fa fare e ti invita a passare ipotetici weekend solo perché “dalla voce sembra una bella ragazza”. Da dire poi, che in quanto a parolacce, le donne ci vanno giù pesante più degli uomini.
Insomma, di pazienza ce ne vuole tanta o esaurisci. I vecchietti non ci sentono, dicono di avere la UINDI a casa o la Vodafòne e lì ti scappa il sorrisino. Al top troviamo poi quelle che ti chiamano, se lavori al centro assistenza, e ti dicono “scusi il disturbo sa”, perché ovviamente io ero seduta su di una sedia, a colloquiare vivacemente con la collega accanto mentre mi limavo le unghie e la sua chiamata proprio non me l’aspettavo. Quindi si, la scuso, ma per la sua altezzosa ignoranza.

Quindi, se tu che mi leggi sei un cliente o qualcuno che ha a che fare giornalmente con questo tipo di problemi, ti dico solo una cosa.. ABBI PIETà!

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