Caro destinatario delle mie
lettere,
stamattina non sapevo da dove
cominciare, meno male che il salutarti è sempre un bel modo per rompere il
ghiaccio. Ti racconto a cosa devo la lettera di oggi.
Ieri pomeriggio, subito dopo
pranzo, ho cercato un’immagine, una che rispecchiasse l’idea che già da tempo
si era creata nella mia mente. Ho scelto una frase pertinente, ho aperto uno di
quel programmi che anche una scimmia saprebbe usare, uno per editare le foto s’intende,
ho aggiunto il testo alla foto e ho salvato tutto sulla chiavetta. Mi sentivo
un po’ in trepidazione, sentimento alquanto anomalo in queste circostanze: chi
è che si esalta perché deve andare in cartolibreria a stampare una foto, in
bianco e nero per giunta!, e nemmeno sa cosa farne? Mah. Eppure io ero
felice.
Stampato lo stampabile, sono
tornata in macchina, quando mi son detta che una cornice sarebbe stata più che
perfetta. Semplicemente ho aperto la porta di fronte, sono entrata dal
fotografo e poi dritta a casa. Sentivo la fibrillazione fino alla punta dei
piedi, quello sarebbe stato davvero il primo, “vero” incontro. Un ciao a papà
di sfuggita, tutta la mia roba appoggiata sul letto e corro nel cassetto della
cucina, ricordo di averci visto dei chiodini. “Papà e il martello dov’è?”, “Non
è qui”, ma non mi abbatto. Quante volte ho visto appendere quadri al muro con
la suola (o era il tacco?) di una scarpa? Ho cercato un po’ nella cassetta
degli attrezzi mentre pensavo al come, quando ho trovato una tronchesi. Perfetta.
Corro in camera, bum bum bum, le mani piccole abbastanza per non farmi male, e
il quadro è appeso. Ancora altra soddisfazione.
Ho ripreso la foto tra le mie
mani e ho pensato “io faccio parte della generazione di quelli che non ti hanno
conosciuto ma che tengono viva la tua voce”. Si, la voce prima del ricordo, perché
la voce può lasciare ancora ferite profonde e lanciare moniti che ancora
verrebbero ascoltati.
Lo tengo più vicino a me perché
possa essere il pugno stretto che mi invoglia a seguitare pur nella piccolezza
delle mie azioni, con le idee e con il coraggio suo, perché non è mai tardi per
chi decide di dissentire. Insegnami ad urlare, un passo alla volta.
Buon compleanno Peppì.
Buon compleanno Peppì.
Giuseppe Impastato, Cinisi 5 gennaio 1948 / Cinisi 9 maggio 1978
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