giovedì 17 marzo 2016

Masterchef e il misterioso caso dello spuntino di mezzanotte

Caso Masterchef: non un delitto, non una malattia, non un tradimento premeditato bensì un espediente ben riuscito per intrattenere i neuroni senza eccessivi sforzi di apprendimento ma completamente deleterio per gli stomaci molto profondi. Perchè? C'è da chiederselo?
La particolarità di Masterchef è che in 30-40 minuti di programma, 25 sono occupati dai lunghissimi nomi di piatti:



Assaggi di delizie morbide o stagionate con miele e gemme fruttate (miele e formaggio)
Fantasia di conchiglie al sapore di pomodoro e odore di basilico (pasta al pomodoro)

e via discorrendo, che magari ne sapete più di me. Indubbiamente alcuni di questi piatti hanno una bellezza straordinaria che solo a guardarli ti vien voglia di mangiare piatto, contenuto e chef insieme, il problema sussiste nel momento in cui TUA MADRE, la donna che ti ha generato e che ha promesso che mai ti avrebbe tradito, ti propina una Armonia di appetizer dopo 8 ore di lavoro che tu hai fatto chissà quali film mentali immaginando le prelibatezze contenute in quel piatto per accorgerti, una volta arrivato a casa, che in realtà si tratta solamente di patatine e olive. Tutto ciò è assolutamente devastante nella crescita fisica e psicologica di un individuo.

Vi voglio raccontare una storia che io stessa ho appreso mentre aspettavo che mia madre mi preparasse 4 primi, un bue intero e una cascata di dolci dopo essermi ribellata alle patatine che mi avevano solo aperto lo stomaco: siamo nel Milleseicentoequalcosa, a Parigi (nascono sempre belle storie, a Parigi) e il giovane 22enne François Vatel (Francesco Vitello, in francese fa più figoh. Un po' come Francis Bacon, altre sì conosciuto come Ciccio Pancetta) viene chiamato e richiesto a corte dal nientepopodimenoche sovrintendente alle finanze Nicholas Fouquet (leggete FUCHè). 
Il giovane Francesco è estasiato da tanto oro, ricchezza e sfarzo, avendo cominciato la sua carriera come apprendista pasticciere in un piccolo locale di proprietà del padrino del fratello (quando si dice "avere le giuste conoscenze"). 
Tornando ai giorni non nostri: Fuchè istruisce il giovane Francesco affinchè non sbagli una virgola nell'organizzare il banchetto d'inaugurazione del castello di Vaux-le-Vicomte e Francesco lavora assiduamente, giorno e notte, per creare (tra le tante cose o forse è venuta fuori per sbaglio) una delle ricette più amate dalle dita immerse nelle coppe e dalle zeppole il giorno della festa del papà. Non avete ancora capito di cosa parlo? Andiamo avanti.
Fuchè è così ricco da servire anche il semplice finocchio in piatti d'oro massiccio e questo non può che esaltare ulteriormente l'aspetto dei piatti di Francesco. D'altra parte, tale Luigi XIV storce il naso nel sapere di tanta ricchezza che avrebbe potuto comprometterlo e decide di farlo incarcerare.
Francesco ha paura e scappa via ma, sapendo dal re in persona che sarebbe soltanto stato trasferito altrove, rimane in Francia presso il castello di Chantilly (avete capito, adesso?). Per l'occasione, Francesco prepara anche la sua Chantilly su letto di frutta accompagnata da dolce pasta friabile con frullato di fragole (una specie di macedonia con biscotti e crema, ideale per la merenda del pomeriggio) per Luigi II che lo nomina contrôleur général de la Bouche, controllore generale dei pasti, un po' come i vecchietti che osservano i lavori dei cantieri.

Il re vuole organizzare una gran festa in onore del re con numerosi invitati e con prelibatezze del tutto nuove. Quel 24 aprile del 1671 sarebbe stato ricordato per sempre (la notte di Inchiostro di Puglia del re).
Ma qualcosa, inevitabilmente, rovinò tutto.

Come andò a finire non voglio dirvelo (probabilmente non vi ho raccontato nulla), ma finire la storia con Francesco che si ammazza per un errore in cucina non è proprio il massimo. 

Tutto ciò per dire cosa? Che le cose più semplici sono quelle meglio riuscite. 
Se Fuchè non avesse preteso anche i piatti d'oro per il suo banchetto, a quest'ora magari sarebbe comunque rinchiuso in cella ma per altri motivi. E se Francesco non avesse voluto esagerare nel preparare qualcosa più grande di lui, probabilmente non si sarebbe trafitto il corpo con tre coltellate per l'onta. E ancora, se il sinonimo di alta cucina non fosse piatto vuoto, a quest'ora gli chef non avrebbero sulla coscienza la caponata di melanzane per lo spuntino di mezzanotte per colpa di  

Uovo 13 minuti con asparagi e San Daniele croccante. E' solo un uovo con una striscia di bacon.




giovedì 10 marzo 2016

E se i topi avessero avuto nipoti?

Domani sarà palindromo. No, non credo che numeri o parole così portino fortuna o altro, la superstizione non trova pane di questi tempi, semplicemente il palindromo è una cosa che mi ha sempre affascinata. 

Palindromo è una parola che viene dal greco e significa "che corre all'indietro" e ritengo che calzi a pennello: le parole, frasi, numeri e nomi palindromi hanno l'elegante presunzione di avere sempre un senso, da qualunque parte le si voglia prendere. Tranne che in giro, ovviamente, i palindromi sono in gamba e non si lasciano fregare.

A proposito di palindromi, io che amo i miti e le leggende sono andata a ficcanasare alla ricerca di miti e/o leggende che documentassero un po' la storia e la nascita di questi birbanti della grammatica ma quello che ne ho ricavato è stato solamente un nome: SOTADE.

Sotade è stato un poeta greco un po' osé, in quanto amava comporre poesie oscene sperimentando un tipo di metrica che porta il suo nome. Non abbiamo, ad oggi, testimonianze di come il nostro amico a luci rosse scoprì che esistevano parole o frasi che, lette al contrario, erano esattamente uguali ma io un'idea ce l'avrei:

siamo nel III secolo a.C. e i rappresentanti della scholè di Maronea decidono di indire assemblea d'istituto il venerdì di tal settimana e derattizzazione per il sabato. Una gran festa, quei giorni, per i ragazzi che sarebbero stati in giro a bighellonare.
Sotade, in cerca d'ispirazione in posti che non fossero i soliti bordelli (a quei tempi pienamente legalizzati e quindi privi di ogni piacere legato al proibito), quel sabato mattina si confonde tra i ragazzi felici di quelle ore in più di libertà. Cammina cammina, eccolo che arriva dinnanzi alla scuola che stava venendo disinfestata da cima a fondo (ai tempi, la derattizzazione avveniva tramite le classiche trappole di formaggio accompagnate da un operaio armato di scopa e retino per la cattura. Spesso ci volevano delle giornate intere perchè i topi sono furbi): "Buon uomo!", dice Sotade ad uno degli operai che, alle 10 del mattino, stava divorando un panino con la mortazza. "Buon uomo, come procedono i lavori? I ragazzi riavranno presto la loro scuola?". L'operaio, con la bocca piena, risponde "Cefto. Non erafno molti, disciamo che i topi non avevano nipoti!" ridendo e lasciando basito il poeta che non aveva mai sentito quella frase strampalata.
Sotade corre a casa e trascrive quella frase, studiandola, scorticandola e traducendola in tutte le lingue da lui conosciute (e non) quando EUREKA! si accorge che l'insensatezza di quella frase trova senso in se stessa: letta al contrario, era uguale. 
Tale scoperta aveva così eccitato il poeta da render necessaria una capatina da ADA del bordello, tutto il resto è storia. 

Non so se Sotade dedicò strofe intere alla sua scoperta, quello che so io è che stasera ho imparato una grande lezione: il nostro essere speciali non deve essere condizionato dall'appartenenza o dipendenza da qualcuno, il senso unico di sè trova la massima espressione nel pensiero e nell'azione che può essere liberata senza alcuna catena.

E che domani sia un giorno di fortuna o di piacevoli casualità, tutto quello che non è accaduto appartiene all'universo dei se e dei ma che non hanno mai fatto storia. E a noi, che siamo irrimediabilmente curiosi e desiderosi sempre di nuove scoperte, le storie piacciono un sacco.