mercoledì 22 gennaio 2014

Caro Peppino, stanotte t'ho sognato

Caro Peppino,
ieri sera, come al solito, mi sono messa il pigiama e sono andata a letto presto. Prima di infilarmi sotto le coperte mi sono fermata a guardare il quadro con la tua immagine, quella che da pochi giorni rende più importante la parete della mia stanza. Ti ho guardato e ho stretto il pugno, ho riletto frasi di te e su di te e sono andata a dormire.
La notte è stata lunga, tormentata. Non riuscivo a dormire, mi giravo e rigiravo nel letto senza trovare pace, ho sognato a tratti ma la storia era sempre la stessa e per tutta la notte ho versato lacrime. Mi succede spesso, quando il sogno è carico di emozione. Caro Peppino, io questa notte ti ho sognato. Ricordo bene una chiesa, ricordo una piazza che non è la mia e che non so definire a quale luogo appartenga, ma ho vivida l’immagine di un pezzo di strada, un angolo, dedicato a te. Per terra, scavato nella pietra, c’era il tuo nome ed io guardavo dritto in quella direzione mentre la gente ci passava accanto con indifferenza. Io gridavo “è qui, fermatevi, è qui!” ma nessuno mi ascoltava. Ricordo tutta quella gente entrare in quella chiesa con molta fretta, il cielo era diventato scuro e nuvoloso, in procinto di piovere. Io non mi sono mossa, sono rimasta li. La pioggia cominciava a scendere a goccioloni e lì dove c’era il tuo angolino la pioggia era carica di terra. Tutto cominciava a coprirsi, il tuo nome non si vedeva più ed io volevo correre per togliere tutta quella terra ma non arrivavo mai a destinazione. Mi sentivo disperata, neanche stessi perdendo un fratello. Non so spiegarti come e perché, ti riporto solo quello che è stato e quello che ho sentito.
Ormai quell’angolo non c’era più ed io ero nuovamente sola. Una mano mi ha preso la spalla e girandomi ho visto una donna che tu conosci bene. Mi ha guardata, sorridendo, e mi ha detto solamente “è qui”, poggiandomi la mano sul cuore. Mi sono girata e la terra non c’era più.
Ho aperto gli occhi alla realtà, era tutto passato e non capivo. Erano le sette di mattina, mi sono alzata per bere l’acqua sentendomi frastornata. Poi non ho più chiuso gli occhi, mi sono rannicchiata sotto le coperte come se stessi proteggendomi da quella pioggia che aveva nascosto tutto. Tutto qui.
Stanotte ho capito come potesse, una sola notte, essere lunga, senza tempo, infinita.

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