Caro destinatario,
per la prima volta, oggi ho
detto a mia madre: “Mà, è vero quando dicono che non bisogna giudicare un libro
dalla copertina. I pregiudizi sono proprio infami!”, e tutto questo perché devo
dare un benedetto esame di geografia che mi sembrava non aver alcuna attinenza
con la mia facoltà, poi ho aperto questo famoso libro e ci ho capito qualcosa
di più quando ho letto “lineamenti di geografia antica” o una cosa del genere. Ovviamente
prima mi sono un po’ martoriata, poi ho proseguito con una piccolissima spinta
in più. Siamo partiti proprio dai tempi antichi, quando Anassimandro ed Ecateo,
sempre dopo aver fatto i compiti, uscivano di casa e andavano a prendere a
raccolta Aristotele e Pitagora per giocare a calcetto ma la storia era sempre
la stessa: decidere se giocare con un pallone piatto come la Terra o con uno
sferico come.. la Terra, allora finivano per litigare finchè faceva buio e le
rispettive mamme li richiamavano a casa.
Al di là di questo (fino a
domattina non voglio sentirne parlare), stasera mi è capitato di guardare il cielo
come non succedeva da qualche sera. Ho alzato lo sguardo e c’era la luna, sono
sicura che fosse bella ma non c’ho dato conto più di tanto, o almeno non tanto
quanto ho fatto con il cielo in sé: una distesa d’acqua scura, mi ha dato l’impressione
di un mare calmo, un oceano mare buio come ci si aspetta sia il colore della
notte, e nella mia mente, ora, non riesco a figurare alcuna stella. Non ne ho viste,
non me ne sono accorta, non ce n’erano, e mi è venuto da pensare che forse la nostra
mente plasma, distorce l’immagine delle cose in base a quello che abbiamo
dentro. Sai perché, altrimenti, a volte ci concentriamo su qualcosa senza
averlo apparentemente deciso e tutto il resto scompare? Come se tu alzassi gli
occhi per guardare il sole ma devi chiuderli così tanto, fino a farli diventare
fessure, sicché vedi tutto meno quello che ti circonda. Non so, eppure sono convinta che oltre il cielo sensibile ci sia
altro, un posto dove la materia non è più materia e tutte le voci diventano
silenzio. Un posto dove c’è mancanza di luce, dove camminare diventa l’occupazione
principale di ogni giorno, eppure è il posto più bello del mondo. Ci credi? Forse
è lì che una parte di noi si dirige quando stiamo cominciando a realizzare
quello che il destino ha in serbo per noi, quello che noi abbiamo in serbo per
noi, perché la realizzazione non è altro che un volo con destinazione da
scoprire minuto per minuto. Ci credi? Forse non è proprio così, ma stasera mi
piace pensare che tutto quel buio fosse in realtà il muro trasparente per quel
mondo al di là del cielo e che qualcuno lo stesse silenziosamente raggiungendo
senza che nessuno se ne sia accorto. Bello credere che, da un’altra parte
rispetto a questa, qualcuno abbia avuto la forza di spiccare il volo e
realizzare se stesso, perché non è mai troppo tardi per chi decide che questo è
il momento.
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