giovedì 23 gennaio 2014

"Io quando avevo vent'anni ero uno stronzo"

Caro destinatario,

i 21 anni si avvicinano, nei modi più diversi. Ci sono giorni in cui semplicemente si attaccano al campanello neanche fossero i testimoni di Geova e altri in cui bussano e bussano fino a quando capiscono che li sto volontariamente ignorando. E poi ci sono quelli in cui gente intorno a me dice “quanto vorrei avere di nuovo vent’anni” ed io mi sento ovviamente tirata in ballo perché sto strappando loro questo desiderio e magari do per scontato il peso che possano avere questi anni visti da fuori.
Ho sempre pensato che ogni età abbia le sue particolarità, la sua bellezza, le sue responsabilità; mi è capitato di dire di voler essere più grande ma solo perché ci sono volte in cui non credo affatto di avere vent’anni perché sulle spalle ne sento molti di più. È uno strano senso di incoerenza, se posso definirla così, ma sostanzialmente è così che ci si sente ad avere vent’anni e sentirsi per questo un passo indietro. Incoerente e in colpa. Se mettiamo poi che i 21 anni che arrivano sono più caparbi e insolenti dei 20.. 
Se un anno fa avessi dovuto aspettare i 21 anni, certamente non avrebbero trovato la faccia di bronzo che sono adesso. Li avrei accolti con esaltazione, con gioia, sin dalla mezzanotte, ma dato che i 21 anni arrivano con un anno di ritardo, si devono accontentare (e meno male!) di una candelina da spegnere. Neanche rosa, gialla. L’ebbrezza degli anni che passano si sente prima di compiere la maggiore età: la patente, le porte che si aprono, le responsabilità.. poi però arrivano e la magia si spegne. Si spegne perché, ad ogni buon conto, non cambia nulla. Il 24 gennaio hai 17 anni, arriva la mezzanotte, vola il tappo dello spumante, yuppi!, 18 anni. È il 25 gennaio fino alle 23.59, un minuto dopo hai già chiuso baracche e burattini. È l’attesa la parte più bella, più emozionante, più da protagonista. Una volta che passa resti ancora protagonista, ma un po’ più in disparte. 
Domani magari aprirò gli occhi e dirò “che bello quando avevo vent’anni”, guardandomi le mani rugose e la pelle segnata, ma in ogni modo so che mi guarderò con lo stesso sorriso che ora mi disegna il volto: che abbia venti, trenta o settant’anni, ogni età merita riguardo. Ogni età dona cose preziose. Ogni età è bella se affrontata con la gioia e la mente attenta e curiosa, perché sono i particolari a rendere belle quelle stesse età.

Nessun commento:

Posta un commento