venerdì 3 gennaio 2014

L'amorale*

Caro destinatario delle mie lettere,
è brutto non poterti dare un volto o un nome. Non riesco a figurarti neanche nella mia mente e forse dovrei anche chiederti scusa. Ti scomodo senza sapere chi sto scomodando ma, in fin dei conti, mi fa piacere scriverti e questo dovrebbe (forse!) poter sollevare di poco la mia colpa. 
Ho una strana sensazione addosso. A te capita mai? Un senso di pesantezza, un macigno tra il petto e lo stomaco che crea un groppo alla gola. Non so cosa sia, non so da dove venga, non so quando andrà via. Forse li si fermano tutti i pensieri che non riesco a deglutire, forse (in mancanza d’altro) è un modo per far sentire che ci sono. Ci sono e mi svuotano, vorrei dire ma non so cosa. Vorrei scrivere ma non esce nulla, non riesco a esprimermi, guardo le mani e non ci vedo nulla. Non è impotenza e neanche tristezza, è un qualcosa a cui non so dare il nome. È forse il frutto di un tanto pensare che ti porta niente, è la volontà inespressa e inesaudita di voler fare quel qualcosa in più e che ancora resta ferma. Poggiare ogni sera la testa sul cuscino e dire ‘’cosa ho fatto oggi? Potevo far di più, allora perché non l’ho fatto?’’. È brutto non riuscire a capire perché questo continuo senso di anacronismo, come se appartenere a questa generazione fosse una condanna. Io mi sento così e non è la lagna del ‘’nessuno mi può capire’’. È essenzialmente il voler parlare in un certo modo di determinate cose e aver paura di esser presi per matti. Il voler confidarsi di questo e quel pensiero e ricevere sguardi torvi. Sai quant’è difficile vivere senza catene e sentirsi rinchiusi? Forse questa è la mia condanna, fare tante domande, e a chi poi?, e non ricevere risposta. È trovarsi in un androne freddo e desolato, senza niente e nessuno, e sentire solo il rimbombo della propria voce. È urlare in una piazza gremita di gente senza essere ascoltati.
Ad ognuno la propria croce, ed io concludo con una mezza citazione:
nella speranza che qualcuno ti consoli / con l'ignoranza di chi dorme sugli allori.

A presto.. ma quand'è '"a presto"?



*L'amoralismo s'inserisce nel pensiero di Nietzsche che giudica la morale come espressione di quello spirito apollineo che pretende di ingabbiare la vita dell'uomo in un complesso di regole sociali che mortificano i suoi più autentici valori vitali.

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