lunedì 10 marzo 2014

L'amore è morto



Caro destinatario, 
l’amore è morto.
Si, hai capito bene, senza se e senza ma, l’amore è morto e non se n’è accorto, o forse se ne è accorto e sta piangendo solo e sperduto in qualche angolino o proprio avanti a noi ma noi non lo vediamo perché ormai troppo presi a badare e/o fare altro.
L’amore è morto, caro destinatario, e non cercare di dissuadermi dal pensarlo. Ne ho avuto consapevolezza mentre mi asciugavo il gatto morto che mi ritrovo sulla testa (farlo in piscina diventa un’impresa per quei poveri ragazzi che ci lavorano e che non vedono l’ora che mi tolga dalle scatole per poter andare anche loro a casa) e pensavo a quale potesse essere, in media, la percentuale di amore che si spegne ogni giorno; immagina un grosso, enorme mappamondo, tipo quelli che si vedono nei film di spionaggio, d’azione insomma, dove uno schermo monitora in tempo reale tutto quello che accade nel mondo in quel preciso istante (tempo reale, ma quanta fantascienza però). Dicevo allora di questo schermo, che poi hai presente i cartoni animati che danno sotto Natale e che mostrano perennemente un Babbo Natale in crisi perché sempre meno bambini credono in lui e le lucine che li rappresentano si spengono una ad una (sempre in quel famoso tempo reale; che poi, che ora è il tempo reale?) e che, puntualmente e miracolosamente, riesce a recuperare tutti? Ecco. Immagina l’amore come tanti puntini sparsi sul pianeta e sto dando per scontato che tu non sia razzista e che immagini davvero TUTTO il mondo conosciuto e non, povero e meno povero, pieno di luci d’amore. 
Fatto?
Bene, bravo, vedo che mi segui. Ecco, ora immagina un bambino che spegne, a caso, una lucina dopo l’altra. Non ci crede più.

Così muore l’amore, senza troppe cerimonie. 

Muore quando nessuno comincia più a credere in lui, eppure non vedo lacrime, nessuno urla come il celebre Gott ist tot*, tutti si lamentano ma nessuno fa nulla. Mi ricollego, a proposito, a un’altra morte celebre, giusto per rendere l’idea:

"Dio è morto. Dio resta morto. E noi l'abbiamo ucciso. Come potremmo sentirci a posto, noi assassini di tutti gli assassini? Nulla esisteva di più sacro e grande in tutto il mondo, ed ora è sanguinante sotto le nostre ginocchia: chi ci ripulirà dal sangue? Che acqua useremo per lavarci? Che festività di perdono, che sacro gioco dovremo inventarci? Non è forse la grandezza di questa morte troppo grande per noi? Non dovremmo forse diventare divinità semplicemente per esserne degni?"

Alla fine, la differenza non è difficile da vedere se pensiamo a quanti vogliono vedere nella frase “dio è amore” tutto il fondamento della vita. Procedendo per semplice ragionamento aristotelico, se dio è morto e dio è amore, allora amore è morto. Tutto qui. Amore resta morto e noi l’abbiamo ucciso. Basta meravigliarsi di tutto il dolore presente nel mondo; basta puntare il dito contro le colpe degli altri. Abbiamo ucciso l’amore nel momento in cui abbiamo preferito Ego e il dio denaro a tutto il resto. L’abbiamo ucciso quando ci siamo rifiutati di tendere una mano, quando abbiamo voltato le spalle ad un amico, quando abbiamo ignorato una richiesta di amore. Come l’amore non ha bisogno di teatri per nascere, allo stesso modo non ha bisogno di orchestre per morire. L’amore è morto e se n’è accorto, noi l’abbiamo ucciso senza ancora saperne il perché.

Caro destinatario, convieni con me che la vera crisi è quella del cuore? O sono io che, disillusa, cerco solo una ragione che giustifichi tutto il male in cui siamo costretti a vivere? 



*Dio è morto, celebre aforisma di Friedrich Nietzsche.

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