martedì 4 febbraio 2014

Crestomazia

Caro destinatario,

inequivocabile è la velocità con cui sta scorrendo il tempo. Mi sembra ieri che aprivo gli occhi al mondo, ieri che brindavo al nuovo anno e quasi quasi devo già dirgli addio.. no vabbè, così tragico non è, ma è per farti capire come possa stupirmi del veloce passare dei giorni, delle ore, dei minuti. Volevo aprire la lettera in altro modo, ma scrivendo la data è stato questo il primo pensiero che mi è balzato alla mente. 
I diversi avvenimenti che mi hanno toccata più o meno da vicino in questi giorni mi hanno lasciata riflettere su quanto, nella nostra uguaglianza, possiamo essere diversi. Magari abbiamo tante cose e persone in comune, ascoltiamo la stessa musica, ma poi capita quell’unica e sola parola che ti fa ricredere su tutto il mondo che avevi creato sinora. Ti è mai successo? Forse resto stupita perché non sono più così accondiscendente come un tempo, non mi lascio più passare nulla addosso e le parole non riesco più a trattenerle (tranquillo non parlo a sproposito, conto fino a dieci prima di esprimermi). Mi rendo conto di quanto sia difficile sciogliere un pensiero quando ormai si è insinuato nella testa e forse, anzi sicuramente, la stessa cosa succede a me ma non sono ancora troppo autocritica per notarlo. Però lo sto ammettendo, è già il primo passo. Sai quanta rabbia, invece, quando cerchi un sano confronto ed invece ti ritrovi a sbattere contro una parete di cemento armato? Allora altro che diamanti, se i pensieri fossero concreti come rocce di certo sarebbero indistruttibili e scagliati fanno più male che bene. 
Mi hanno sempre insegnato, caro destinatario (e penso anche a te, dato che mi ascolti così clementemente), che quando non si ha nulla da dire è meglio restare in silenzio e che quando invece qualcosa la si vuol spiccicare è bene avere qualcosa su cui poggiare i piedi, in modo tale da non cadere o comunque da farsi meno male. Io questo l’ho imparato a mie spese e l’ho imparato perché qualcuno mi ha monito a farlo, allora perché ancor oggi ci si trova a dover lottare contro chi sente proprio la necessità di aprir bocca e favellare come se non ci fosse domani? È un dubbio che mi attanaglia da giorni e lo dico a te perché spero che magari tu possa aiutarmi, aprirmi gli occhi, illuminarmi!, per lo meno. Dici che è una sfida persa? Probabile, però pensa alla perdita maggiore che potrei averne se invece accettassi tutto a prescindere. Io come sono adesso non potrei farlo. Finchè si hanno parole per combattere è bene che si combatta, perché (citando Montesquieu) mi considererei il più fortunato dei mortali se riuscissi a guarire gli uomini dai loro pregiudizi. Pregiudizio io chiamo non già il fatto di ignorare certe cose, ma di ignorare se stessi.

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