lunedì 11 aprile 2016

Proserpina e l'amore con contratto a progetto

Quando ero piccola (e, per certi versi, tuttora), mia madre mi regalava storie. Me le raccontava, me le leggeva, le inventava, forse perchè sentiva in grembo (altrimenti sarebbe stata una madre scellerata) che da grande avrei fatto lo stesso.

Più che inventarle, a me le storie piace riscriverle. Non è improbabile che sia cosa comune di quelli che amano, adorano, IMPAZZISCONO per i libri e che non di rado avrebbero voluto che il finale andasse verso una determinata direzione piuttosto che in un'altra o che il matrimonio di quella che, nei libri precedenti, aveva casualmente incontrato l'uomo della sua vita avanti al banco dei salumi e che questo le avesse chiesto subito di sposarla mettendo di nascosto un anello nel cartoccio delle mozzarelle perchè all'amore a prima vista non si dice mai di no, andasse miseramente, tragicamente FELICEMENTE IN FUMO.
Mia madre mi raccontava le storie della mitologia greca: una sera la tela di Penelope, l'altra la storia di Narciso innamorato di Narciso e via dicendo, ma quella che amo maggiormente è il mito di Persefone.

Persy, o Prosèrpina o Proserpìna, che chiameremo semplicemente Pina per non lasciare spazio ai dubbi e alle ingiurie dell'Accademia della Crusca, era figlia d'arte (papà Zeus non sbaglia un colpo) e di terra da parte di madre (Demetra). C'è da dire che Pina e Demetra sono un po' la versione femminile di Dio e Gesù, in quanto l'una è l'incarnazione dell'altra: le religioni sono sempre così poco fantasiose..
Insomma, perchè si parla tanto di MITO DI PROSERPINA? Cos'ha fatto di tanto eclatante questa dea della terra? Bene, Pina fu protagonista del primo caso registrato nella storia di matrimonio combinato. Ma andiamo per ordine.
Pina e Demetra decidono di uscire a fare una scampagnata approfittando di una bellissima giornata di primavera. La ragazza si spinge troppo oltre il limite imposto dalla madre e si perde, uscendo di scena in un modo molto più che teatrale: la terra si spacca in due lasciando uscire quattro Thestral spaventosi che rapiscono la giovane. Ovviamente, come nelle migliori sceneggiature siciliane, nessuno ha visto e/o sentito niente.
Che disperazione colpisce il cuore di Demetra! La donna comincia a cercarla in lungo e in largo finchè la vicina di casa, la dea della notte Ecate, le suggerisce di chiedere a Sole, "che quello, da lassù, tutto vede..". Via, verso l'infinito!
Quel lecchino del Sole le risponde semplicemente che "tra moglie e marito non si mette il dito" e Demetra capisce al volo che c'è lo zampino di quel fetente ingravidadonne di Zeus.
Demi è sconvolta, manda a quel paese Zeus e i parenti tutti, abbandona l'Olimpo e assume le sembianze di una vecchia, vagando per terra e per mare e arrivando in Grecia.
La furba e vendicativa madre decide di rendere infruttuose le terre, provocando morti e carestie e spingendo Zeus a scendere nuovamente a patti con il fratello e genero Ade, ritirando il contratto a tempo indeterminato e scambiandolo con uno a progetto: avrebbe lasciato che sua moglie rivedesse la luce del sole per 2/3 dell'anno a patto che questa mangiasse alcuni chicchi di melograno, simbolo del ritorno a casa. Cornuta e precaria.
Ovviamente Demetra ne gioì e tutto intorno a lei crebbero fiori e magnifici frutti e tutti vissero felici e contenti.

MORALE DELLA STORIA: chi ama vi lascia liberi. E, se così non fosse, scegliete di andare a vivere in campagna, lontani da vostra suocera e attorniati da file e file di alberi di melograno. Saranno sì entrambi una palla, ma almeno i secondi riempiono lo stomaco.


                                       

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